Le copie de Il bacio di Hayez
Roberto Langdone e il mistero dell’opera di Hayez “Il bacio”
Il nostro esperto di misteri dell’arte, Roberto Langdone ha studiato un caso riguardo una delle opere più iconiche della storia del Risorgimento italiano: “Il bacio” di Hayez.
Come mai ci sono numerose copie del quadro dello stesso artista?
Francesco Hayez è ormai riconosciuto dalla storia per essere stato un esponente del Romanticismo storico italiano, insieme a Verdi per la musica e Manzoni per la letteratura. Fin da subito “Il bacio” ebbe una risposta positiva dalla critica, in quanto rappresentava il giusto connubio tra romanticismo e vicende politiche. In tal senso l’artista veneziano ebbe il piacere il realizzare diverse copie dello stesso quadro.
Se sono copie come mai troviamo dei particolari differenti?
Esaminiamo quelle che sono le copie più famose ed anche documentate dai cataloghi e dai registri. La prima opera e unica ad essere visibile al pubblico si trova oggi alla Pinacoteca di Brera ed è del 1859. I particolari del quadro nella sua prima versione risiedono nell’atto amoroso stesso. Quel bacio enigmatico che richiama la giovinezza, ma anche tanta ambiguità. Nonostante l’ambientazione così romantica, il quadro richiamava la contemporaneità: le guerre d’indipendenza. Francesco Hayez aveva creato una vera e propria icona di quel periodo storico.

Nel 1861 l’artista veneto realizza la seconda versione. Una versione piuttosto diversa dalla precedente. Basta osservare i suoi dettagli: i colori delle vesti. Un candido bianco risplende nella veste della fanciulla, mentre il rosso e il verde predominano la veste del ragazzo. Non richiamano i colori della bandiera italiana? In effetti, la coincidenza è al quanto evidente anche perchè l’anno della sua realizzazione è lo stesso del fatidico gesto teatrale e simbolico della stretta di mano tra Vittorio Emanuele II, ormai re d’Italia e Giuseppe Garibaldi a Teano che sancirono l’unità d’Italia.

La terza copia de “Il bacio” risale al 1967 e anche qui troviamo sottili differenze rispetto alle altre copie. I colori delle vesti riprendono la originaria versione, ma ci sono dettagli in più: un velo bianco gettato sugli scalini, la presenza di una bifora in alto e una mezza colonna alle spalle dei protagonisti. Anche qui ritroviamo un motivo fondante. L’anno della sua realizzazione risale all’anno dell’Esposizione Universale di Parigi e il quadro doveva essere mostrato per quella occasione. Non è un caso, la presenza del velo bianco, in quanto l’unione dei colori delle vesti con il velo richiamano le bandiere italo francese.

Le parole di Roberto Langdone
Attraverso questa breve analisi abbiamo constatato che nonostante Hayez abbia creato numerose copie della stessa opera (ne abbiamo citate solo tre, ma ce ne sono anche delle altre), in realtà ciascuna di essa può essere considerata quasi una originale. I soggetti sono identici, ma le ragioni e anche i suoi colori mutano. È proprio il caso di dire che questi quadri sono figli del tempo, di un tempo in cui ha visto l’Italia combattere per l’unità, diventare monarchia e successivamente celebrare un evento come una esposizione universale. Tutto realizzato dalle mani del talentoso Francesco Hayez.