Il mistero dell’attribuzione della maschera ad Agamennone
Il nostro esperto, Roberto Langdone, è ad Atene per esaminare un manufatto d’arte antica che profuma di leggenda: la maschera di Agamennone. Possiamo attribuirla al re acheo citato da Omero nell’Iliade?
La storia della Maschera
Per comprendere al meglio questa vicenda, dovremmo iniziare dalla storia della sua scoperta. Nel 1876, l’archeologo Heinrich Schliemann ritrovò una maschera d’oro all’interno di una tomba reale nelle antiche mura della città di Micene. L’archeologo tedesco, innamorato e appassionato dell’opera letteraria di Omero è noto al pubblico per aver scoperto i tesori della città di Troia, oltre che alla maschera d’oro di Agamennone. Schliemann quando scoprì la maschera, ha pensato immediatamente al re acheo in quanto, aveva compiuto gli scavi, seguendo letteralmente i versi del poema epico. Ma la maschera era veramente di Agamennone?

Lettura artistica della maschera
Il secondo step della nostra analisi, riguarda lo studio artistico del manufatto antico, perché può indubbiamente aiutarci a datare e comprendere meglio le caratteristiche della maschera d’oro.
Il manufatto antico è una maschera funebre posta sul viso del defunto re, in quanto fu ritrovata in una camera funebre reale. Osservando il viso, possiamo constatare che non è reale perchè presenta delle orecchie schiacciate e lineamenti schematici, nonostante la presenza di dettagli piuttosto realistici come l’irregolarità dei peli della barba e dei baffi in rilievo. La maschera è completamente realizzata in oro e questo dimostra l’abilità dei Micenei di lavorare la lamina d’oro, attraverso la tecnica dello sbalzo. Si tratta di una lavorazione che permette l’esecuzione di bassorilievi su fogli sottili di lamina posti a rovescio. Cretesi e Micenei adoperarono molto spesso questa tecnica raffinata con risultati sorprendenti.
Cosa possiamo dedurre?
Le caratteristiche della maschera di Agamennone hanno permesso agli archeologi di ipotizzare l’errata attribuzione al re citato da Omero. Infatti si pensa sia stata realizzata nel XVI -XV secolo a.C., un periodo piuttosto anteriore rispetto alla vita di Agamennone. Per cui è piuttosto certa l’idea che Schliemann abbia sbagliato la sua ipotesi.

Le parole di Roberto Langdone
A volte la passione diventa più forte dello studio e della ragione. Qui ritroviamo un chiaro ed evidente caso in cui Schliemann, fortemente appassionato dell’epopea classica, abbia voluto lasciarsi trasportare al punto da pensare di “razionalizzare” la sua passione attraverso la scoperta. Questa vicenda non è nuova nella storia, infatti abbiamo numerosi casi di ritrovamenti di manufatti che hanno caratterizzato la nostra storia, ma che non hanno ancora una risposta razionale. Un esempio? È molto semplice! Nel periodo tardo antico, durante l’impero di Costantino, l’imperatrice Elena è riuscita a trovare alcuni pezzi di legno della croce di Cristo. Anche in questo caso, la passione e l’amore hanno dato spazio alla ragione, mutandola in tradizione. Con questo non intendo assolutamente condannare la vicenda, quanto piuttosto sottolineare la bellezza della passione che riesce a dar vita e ad esaudire i nostri desideri. Se la maschera non appartiene ad Agamennone, non è un male, però pensare solamente che il famoso re Acheo fosse esistito, rende il manufatto qualcosa di epico.